Argomenti di

Grafologia

Giudiziaria

Peritale

 

 

Uno degli argomenti più delicati quando si affronta il discorso della grafologia peritale, specie giudiziaria, è relativo alla metodologia di lavoro utilizzata. A seguire una carrellata, sintetica, su quelli che sono i alcuni dei metodi più conosciuti e relative considerazioni.

I METODI

Calligrafico (o grammatomorfico): analizza la grafia sotto il punto di vista della sua struttura estetico-formale, quindi, effettua la verifica in base al criterio morfologico, in accordo al quale due scritture sono omografe se morfologicamente simili, eterografe nel caso contrario. Ampiamente superato, viene citato al solo scopo di far presente quanto siano potenzialmente ambigue le espressioni, “perizia calligrafica” o “perito calligrafo”, ancora diffusamente utilizzate.

Grafometrico : esamina la grafia non più come un prodotto statico, andandone a considerare i rapporti dimensionali che si stabiliscono tra le forme in movimento, rapporto che si considera empiricamente costante.
Pur risultando un'evoluzione del precedente, risulta affetto da alcune problematiche: a) scarsa validità nei casi di artificio - imitazione pedissequa, dissimulazione, etc - e nel caso di scritture troppo brevi; b) soggettività dei rilevamenti, determinata anche dalla complessità di ciò che viene misurato, specie in considerazione della correlazione esistente tra molte caratteristiche scritturali; c) mancata considerazione della necessità di spiegare le discordanze, essendo ormai acquisito il principio che: “per quante siano le analogie tra due scritture, esse non possono affermarsi omografe in presenza anche di una sola differenza, fondamentale, inspiegabile”. Nella sostanza risulta essere un metodo dimostrativo di sostegno ad altri metodi.

Grafonomico (o segnaletico-descrittivo o analitico-comparativo): considera il gesto grafico come prodotto cerebrale e neuromuscolare e quindi fondamentalmente dinamico nella pluralità delle sue occorrenze. É un metodo rigoroso, dotato di un protocollo che prevede un iter procedurale sostanzialmente basato su 4 fasi: osservativa (dei tracciati e dei supporti), segnaletica (dei reperti evidenziati), confrontuale (somiglianze vs diversità) e conclusiva (giudizio) . L'obiettivo delle prime due fasi è l'identificazione del “ tipo grafico individuale ” (fortemente connotativo della spontaneità e degli automatismi connessi alla natura dello scrivente) basato sull'individuazione dei connotati generali/salienti e dei contrassegni scritturali e delle loro correlazioni dinamiche, anche in funzione della variabilità personale . La distinzione tra connotati (generali e speciali), connotati salienti (spiccati e personali) e contrassegni (tipici ed esclusivi) è fondamentale per determinare una prima gerarchia di quei segni caratteristici che concorrono a determinare l'aspetto di una scrittura (tra i connotati e contrassegni più importanti quelli riguardanti: la forma, la direzione, la dimensione, il distanziamento, la posizione, la variabilità grafica, la frequenza). Il confronto si concretizza nel ricercare e cogliere nelle comparative la presenza-assenza di quelle peculiarità generali e di dettaglio riscontrate nelle indagate, avendo riguardo alla loro qualità. In constatazione di una prevalenza-deficienza-assenza dei caratteri di somiglianza-dissomiglianza segue la conclusione di probabilità maggiore-minore di autenticità-falsità (la certezza potrebbe essere inquadrata come una estrema probabilità). Il giudizio può essere espresso in maniera graduata utilizzando una scala di valori che procede progressivamente dalla certezza, alla probabilità, alla possibilità per giungere all'impossibilità attributiva, tanto nel caso dell'autenticità quanto nel caso della falsità (per un totale di 7 livelli).
È un metodo tra i più diffusi, procede su basi scientifiche, ha standardizzato il protocollo di lavoro, ha una visione dinamica della scrittura che rende possibile un approccio multidimensionale in grado di enucleare dei caratteri distintivi, le interrelazioni dei quali permettono di determinare l'irripetibilità, inimitabilità e riconoscibilità costituenti il tipo grafico personale.

Grafologico considera il gesto grafico come prodotto neuromuscolare, psichico psicologico cercando di coglierne l'espressività fisiopsichica, basandosi sulla teoria dell'espressione secondo la quale “ogni movimento espressivo manifesta il carattere personale, secondo le modalità del sentimento che vi è espresso”. Quando lo scrivere diventa automatico, il movimento grafico si carica dei contenuti affettivi di quel momento e da atto grafico diventa gesto grafico . Tali modalità espressive sono state da tempo definite e riassunte in un sistema segnico . Dai segni grafologici si può risalire, per reciprocità, ai contenuti espressi. Tale metodologia, in ordine ai suoi presupposti di base, tra i quali la presenza degli automatismi nell'ambito delle gestualità grafiche, si avvale della teoria del gesto fuggitivo: identificato nelle varie minuterie scrittorie (tagli delle t, ricci, segni diacritici) ed avente una forte pregnanza segnaletica.
Il metodo Grafologico, rispetto a quello grafonomico, compie un ulteriore il passo, consistente nell'integrazione della visione dinamica con l'espressività neurofisiologica e psicologica del gesto grafico, consentendo di inquadrare meglio i mutamenti che può subire il gesto grafico in rapporto alle variazioni quantitative e qualitative di carica energetica correlate all'elemento psicologico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Ing. Antonio Schirinzi C.T. e C.T.U. del Tribunale di Lecce Grafologo Giudiziario cell. 347 0759082
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